Si trova nella cappella che, ricavata sul lato sinistro del transetto, è opera posteriore alla morte di G. Bernardino Genuino, come l’altra similare che si apre sul lato destro del transetto stesso.

La cappella, recintata da una balaustra marmorea a colonnine, è inquadrata da due alte colonne doriche di marmo variegato che si innalzano da due basamenti pure di marmo, da un perfetto arco a tutto sesto che poggia su pilastrini più interni rispetto alle colonne e che, oltre il fastigio, con al centro lo stemma della famiglia Ravenna, presenta un grande timpano con negli spazi laterali due tele triangolari, nelle quali sono raffigurate, a sinistra, la Giustizia e, sulla destra, la Temperanza.

L’altare, addossato alla parete di fondo della cappella, è interamente rivestito di marmi policromi; il dorsale, oltre che ricoperto da altri marmi, è ornato con due doppie colonne doriche per lato ed i cui capitelli sostengono un cornicione e un timpano triangolare; sicchè l’insieme ripete quasi interamente la struttura che inquadra all’esterno la cappella.

Più in alto, il frontone è decorato con intarsi marmorei a volute.

Al centro del dorsale è sistemato il dipinto su tela, nel quale l’ignoto artista ha rappresentato con fine delicatezza la Vergine che il popolo invoca come auxilium christianorum e che venera con viva devozione. Sulle pareti laterali, verso il basso, sono inserite due iscrizioni marmoree che ricordano il diritto di patronato della famiglia Ravenna, che volle contribuire all’abbellimento della Cattedrale proprio facendo costruire detta cappella con fini marmi e ornare con fregi. In plano, dinanzi alla cappella, è la tomba gentilizia dei Ravenna superiormente alle iscrizioni marmoree laterali, due grandi tele coprono le pareti entrambe di Nicola Malinconico:

Sotto la prima, lo Sposalizio di Maria e Giuseppe, leggiamo:

D.O.M. ALTARE HOC MARMOREUM BEATAE MARIAE VIRGINI DE SUCCURSU

DICATUM AERE PROPRIO E FUNDAMENTIS EXTRUENDUM CURAVIT APPARATISSIMUM NICOLAUS RAVENNA AD PERENNEM SUI ET BARTHOLOMEI FRATRIS MEMORIAM.

In plano alla tela della Fuga in Egitto vi è l’iscrizione:

ADESTE INCOLAE ETACCOLAE PROPITIAM BEATAM VIRGINEM ADPRECAMINI

SOLEMNES USQUE GRATES VOTA SOLVITOTh UT NOS INCERTIS JACTATOS FLUCTIBUS INCOLUMES SERVET ET FAUSTA SECUNDA OMNIA LARGIATUR REPAR. SAL. AN. MDCCCXL