La struttura di questo altare non si discosta molto da quella degli altri altari che sono nella navata sinistra, per quanto si riferisce alla mensa che, poggiando sui pilastrini terminanti con una mensola a voluta, presenta un ricco intarsio policromo nella parte frontale sottostante; i pannelli laterali sono a listelli verticali di marmo variegato, chiusi in una cornice di marmo bianco, mentre quelli nell’alzato sono applicati orizzontalmente.

L’alloggiamento dell’altare è disegnato, lateralmente, da pilastrini di carparo, che terminano con un abbozzo di capitello sul quale poggia un arco a lutto sesto: vi è inserita la grande tela di G.A. Coppola che raffigura le Anime del Purgatorio.

Il dipinto è contenuto in una cornice di legno ad intagli piuttosto elaborata: la parte più interna, infatti, è costituita da una cornice arricchita da eleganti rosette lungo i due lati e da teste di cherubini alati lungo l’arco: è affiancata, poi, da una contro cornice con elementi decorativi distribuiti lungo tutto il suo sviluppo e con volute ad intagli vari applicati sulle fiancate esterne.

La tela si rivela subito stupenda per impostazione e sviluppo del tema, ma anche per la perfetta esecuzione pittorica e, molto acutamente, osserva C. Foscarini che sul dipinto si possono distinguere tre zone, ciascuna con caratteristiche bene appropriate.

Nella zona inferiore è chiaramente raffigurato l’Inferno che accoglie demoni e dannati dal corpo reso con toni coloristici piuttosto cupi, i quali bene esprimono lo stato di peccato; sulla sinistra è Satana che sembra voler manifestare tutta la sua rabbiosa superbia, mentre l’Arcangelo Michele lo respinge insieme agli altri demoni.

Nella stessa zona, ma più indietro rispetto alle figure sopra ricordate, si può intravedere il Purgatorio con le anime purganti: ci sono ancora le fiamme, ma non quelle della punizione eterna, bensì della purificazione dei peccati nella fiduciosa speranza del premio eterno, che rende l’anima più bella e perfetta come dimostrano quelle che sono raffigurate al di sopra del gruppo degli Angeli e che esprimono in modo chiaro questa diversa condizione spirituale che consente loro di giungere a Dio. Quasi al centro della tela, in particolare, due coppie di anime appaiono come pervase da fremiti di intenso amore, l’una sovrastante l’altra ed in una evidente tensione verso l’alto: simbolicamente vogliono rappresentare la fede che riesce a far sopportare il martirio delle fiamme purificatrici e la vittoria che celebra il trionfo sul male con il premio eterno.

Poi ancora delle figure che simboleggiano altre virtù ed infine figure di Santi e di Profeti in atto di adorazione dell’Eterno Padre che appare assiso in alto; alla sua destra è Gesù, vicino al quale c’è Maria; mentre sulla sinistra vi è S. Giovanni Battista che ha presso di sé una figura femminile con il vestito color amaranto: la figura femminile è S. Agata che stringe nella mano destra la tenaglia con la mammella recisa; infine, tra il Padre e il Figlio, è lo Spirito Santo che irraggia tutto intorno e sulle sottostanti figure del Paradiso una luce che supera il tenue chiarore della zona del Purgatorio e le fosche tinte di quella dell’Inferno.

Sono evidenti nella tela i punti di contatto con il Giudizio Universale della Cappella Sistina, dal quale dipinto G. A. Coppola, molto probabilmente, trasse ispirazione durante il suo soggiorno a Roma.

A voler tener conto dei giudizi critici espressi su questa tela, che sono tanti e tutti molto lusinghieri, ci sembra che il più puntuale sia quello di C. Foscarini, il quale così si esprime: “…G. A. Coppola con vera potenza di fervente fantasia sintetizza in modo sapiente e geniale il più grandioso trionfo del bene sul male nei tre mondi spirituali dischiusi dalla religione cattolica ai credenti; a castigo, a purgazione e a premio delle opere loro, affronta un compito complesso, più che arduo, tremendo, e lo assolve meravigliosamente con unità ed integralità, creando, senza preoccupazioni di sorta, un altro suo capolavoro”.

E l’artista gallipolitano si compiacque talmente della riuscita di questa sua opera, da indursi a firmarla. Infatti, sull’asta dell’Arcangelo Michele, ghermita con intenso sfogo di rabbia da Satana, c’è la scritta

Doct. Joan. Copp. Ptrit. Callip. Picturae, Perquam Studiosi, Opus, Votiva, Tabula, Quam D. O. M., D. D. D.

(Quest’opera, votivo dipinto del dr. O. A. Coppola, patrizio gallipolitano, particolarmente versato nell’arte della pittura, a Dio Ottimo Massimo, Dà, Dona, Dedica).

Nel 1822, il vescovo dell’epoca Giuseppe Botticelli (1822-1828) fece correggere alcuni nudi della tela, poiché, a suo giudizio, erano eccessivi: analoga correzione ordinò che venisse apportata ad altri nudi presenti nei dipinti dell’Adorazione dei Magi e di S. Francesco di Paola.

All’altare delle Anime è stata aggregata, per circa un trentennio (1646 –1680) la pia associazione (poi Confraternita dal 1660) per la devozione delle Anime del Purgatorio, sino a quando, cioè, la stessa potè disporre di una chiesa propria.

In plano, davanti all’altare, la lastra marmorea recante la seguente iscrizione

SODALITIUM SANCTISSIMAE TRINITATIS ET ANIMARUM PURGATORII USQUE AB ANNO MDCLX IN HAC BASILICA INSTITUTUM REGIS INDE IMMEDIATA PROTECTIONE DIGNATUM MONUMENTUM UBI SODALIUM CINERES CONDUTUR

MARMOREO LAPIDE LECENDUM CURAVIT

A. R. S. MDCCCXXXVIII